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Questa è la storia di Nanà, uno shitzu femmina, “scarto di allevamento” per via del suo nanismo ipofisario.

Il nanismo ipofisario nel cane è una patologia ereditaria letale. Di norma i cuccioli non sopravvivono oltre i 7-8 mesi di vita e, se li superano, non arrivano oltre i 18 mesi di età.

Tutti i soggetti affetti da nanismo presentano gravi patologie o a carico dell’apparto respiratorio o del digerente, come nel caso di Nanà: non aveva elasticità dello sfintere anale, per cui ogni volta che doveva evacuare era un disastro.. una pozza di sangue con urla della piccina!

Grazie all’omeopatia ed alla floriterapia australiana, siamo riusciti a GUARIRE definitivamente Nanà!

Oggi Nanà ha quasi due anni, ha raggiunto agevolmente il calore in modo naturale e spontaneo senza alcun aiuto ormonale, tanto che i proprietari hanno optato per la sterilizzazione (vive con Orso, un bellissimo maschio di pastore belga!), le sue evacuazioni sono totalmente fisiologiche, ha raggiunto le dimensioni normali di una femmina della sua razza.

Questi risultati, assieme ad altri, avuti sempre nel campo delle endocrinopatie ipofisarie, gestiti in modo del tutto naturale, fanno sperare e destano sicuro interesse tra tutti coloro che si interessano o sono toccati da vicende del genere. Il fatto che abbia avuto, e continui ad avere, ottimi risultati negli animali, costituisce una base sicura per portare questo genere di approcci in campo umano!

Per saperne di più contattate la Dott.ssa Alda Grossi, Medico Veterinario esperto in Omeopatia Veterinaria, Agopuntura e Floriterapia.

 



Marvin, Golden Retriever M, nato il 03/10/2011

“I SENTIERI SI TRACCIANO CAMMINANDO….. ed era quello che volevamo fare quando decidemmo di fare entrare un cucciolo in famiglia.

Sognavamo di tracciare il nostro sentiero costruendo una bella amicizia passo dopo passo… E così fu fino a quando, verso i 6 mesi, iniziò a stare male…

La corsa in clinica, il ricovero e..  Non fu fatta una diagnosi, ma sembrava che tutto si fosse risolto, invece era solo l’inizio.

Il problema ciclicamente si ripresentava con vari sintomi: vomito, feci quasi mai formate, apatia, letargia, disinteresse al cibo e dimagrimento e cambi di crocchette studiando formulazioni ed ingredienti.

Il nostro sconforto e l’impotenza cresceva di mese in mese , non sapevamo più a chi rivolgerci, nessuno riusciva a capire il motivo per cui un cucciolo potesse sempre stare così male.

Tutto questo ci ha impedito di guadagnarci la sua fiducia, ogni volta che ci vedeva con un bocconcino in mano si nascondeva sotto il tavolo, per paura che dentro ci fosse qualche amaro medicinale, ci ha impedito di fare un percorso educativo… o si pagavano le cure, le indagini mediche ed i ricoveri, oppure si pagava un educatore, che insegnasse a noi come tirar fuori quello per cui è stato selezionato: il riporto… e poter lavorare insieme.

All’ennesima ricaduta, all’età di 1 anno e 8 mesi , fu fatta una gastroscopia che finalmente spiegò la causa di tutto: moderata enterite cronica linfoplasmacellulare in fase attiva con sovrainfezione batterica.

Ci fu, ancora una volta, una lunga e pesante cura antibiotica, supportata da mangime industriale altamente digeribile, ma se questo non fosse bastato il passo successivo era il cortisone.

Questa malattia si pensa sia dovuta ad un abbassamento delle difese immunitarie, che di certo non sono state aiutate da tutti gli antibiotici somministrati. Questi avevano un effetto momentaneo, ma non risolvevano il problema alla radice. Decidemmo quindi di intraprendere una strada alternativa, cibo crudo e terapia omeopatica, e ci siamo rivolti alla Dott. ssa Alda Grossi.

A quasi un anno di distanza dal nostro primo incontro con la Dott.ssa Alda sono convinta che abbiamo la fatto la scelta giusta: un anno intero senza ricadute, e senza ricoveri è un grandissimo successo!!

Marvin ha avuto parecchi miglioramenti sia fisicamente (peso, pelo) sia psicologicamente, è un cane più fiducioso verso di noi ed è un CANE PIÙ FELICE.”

Per gentile concessione di P.N., tutrice di Marvin

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In questa stagione sono molto frequenti i “forasacchi” (le spighette di avena) nel naso, nelle orecchie, od in altri distretti anatomici.  E’ un evento che colpisce maggiormente i cani, soprattutto i soggetti che amano “sgrufolare” nelle erbe alte!

La prima cosa da fare è tentare di asportare il corpo estraneo in questione, e ciò di norma lo fa il veterinario con le dovute accortezze del caso.

Qualora la situazione fosse ormai pregressa, perchè c’è stata una svista, per cui il forasacco si è “incistato” nello spazio intergdigitale o sotto la cute, vi suggerisco di evitare le dolorose ricerche nel canale fistoloso e di somministrare della Silicea 5ch associata a Hepar Sulphur Calcareum 9ch, 2 granuli di ognuno, 3-5volte al dì fino a completa risoluzione (max 15-20 gg).

E’ una terapia che va bene anche nel caso di spine (es. spine di riccio di mare, o di rovo), che porta l’organismo ad attivare i suoi processi di difesa (pomfo ascessuale) e ad eliminare il corpo estraneo più o meno lisato (fistola ed ascesso aperto).

Si provvederà a pulire l’ascesso aperto con della banale acqua e sale, senza apporvi pomate o creme cicatrizzanti, onde interferire con il lavoro di pulizia intrapreso dall’organismo.

Questa terapia si può fare anche dopo l’asportazione da parte del veterinario, per favorire l’eliminazione di eventuali reste (parti della spighetta) rimaste infisse. La stessa terapia la possono provare i proprietari nel caso di spine di riccio, o schegge, o altri corpi estranei. Provare per credere!

Un’ultima notazione riguarda il caso in cui il corpo estraneo sia stato inalato o ingerito o, comunque, si trovi in distretti anatomici profondi (bronchi, seni nasali, torace, ecc.). In questi ultimi casi NON somministrate i rimedi di cui sopra per evitare inutili complicanze. L’omeopatia non è un gioco e va gestita da chi la conosce e la sa usare, per cui contattate un veterinario omeopata a caso come Alda Grossi.



È una patologia purtroppo molto diffusa, dove la terapia più consigliata è l’intervento chirugico… siamo sicuri che sia l’unica via, quella chirugica?…così invasiva…così costosa?

L’esperienza clinica, mia e di molti altri colleghi del settore, ha dimostrato e continua a dimostrare, che la displasia dell’anca si può affrontare brillantemente con l’omeopatia.

Osservando e visitando attentamente il paziente, considerando dettagliatamente tutta la storia del soggetto, il veterinario omeopata è perfettamente in grado di prescrivere il, od i rimedi, necessari al paziente per poter riprendere le sue attività fisiologiche!

La tempistica di risoluzione varia da caso a caso, nel peggiore dei casi sono arrivata a vedere il problema totalmente risolto in capo ad un anno, ma di norma già dopo 2-3 mesi di terapia si vedono i primi seri miglioramenti: l’animale è più sciolto e sicuro nei movimenti, corricchia, è nel complesso più allegro, si sente meglio!

Voglio a tal proposito portare l’esempio di Brunella, un Husky femmina, di 6 anni, operata per displasia dell’anca ad un lato, in attesa di operare anche l’altro lato. Dai racconti della proprietaria si capiva che Brunella non aveva riacquistato più la mobilità che aveva prima dell’intervento, viveva coi dolori che non le permettevano quasi più di camminare né tantomeno di giocare o correre con gli altri 2 cani con cui vive, era stressata e nervosa per tutto il malessere ed il disagio che viveva ormai da anni…”non era più lei”.

La proprietaria me la portò in seguito ad una trasmissione di Canale 5 sull’omeopatia in veterinaria, nella quale il Dr. Dodesini, mio collega ed amico di corso, comunicava l’efficacia dell’omeopatia nel trattamento di vari problemi ortopedici, in particolare la displasia dell’anca… (vi invito a scaricare lo spezzone da youtube, e ad ascoltare qualora siate interessati!).. ma torniamo a Brunella. Dopo averla visitata ed osservata attentamente, valutando effettivamente il dolore che aveva ed il suo grado di mobilità degli arti posteriori, le prescrissi la terapia. La rividi dopo 2 mesi di terapia (mantenendo un contatto telefonico settimanale con la proprietaria) e la situazione era molto migliorata: Brunella si era “addolcita”, alla visita “collaborò”, i dolori si erano molto ridotti e lei aveva iniziato a correre al parco con gli altri cani durante la passeggiata…”si stanca in fretta, ma sta molto meglio” mi raccontava la proprietaria; i risultati erano incoraggianti per cui continuai la terapia a cadenza bisettimanale. Dopo 5 mesi di terapia Brunella era tornata ad essere “quella di una volta”: un po’ altezzosa, giocava con tutti i cani del parco e correva felice, “rugando”come sa fare solo lei!

Ma come può funzionare l’omeopatia su un problema strutturale, anatomico, come quello della displasia dell’anca? Siamo di fronte ad un acetabolo femorale che può arrivare ad essere “piatto” in casi estremi.. come può essere che con l’omeopatia si arriva a risolvere clinicamente un quadro radiologico a volte assurdo?!

La prossima volta vi voglio portare la storia di Chicca, una setterina che praticamente non ha acetaboli (teoricamente non potrebbe né camminare, né stare in stazione) e che ogni anno vince il primo premio come cane scalatore in montagna!

Sulle modalità di azione dell’omeopatia vi rimando ad altra sede poichè qui voglio semplicemente portare a conoscenza del maggior numero di persone possibile, le numerose possibilità terapeutiche di una medicina spesso disconosciuta, in un campo vasto come quello ortopedico!


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